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Ingresso con tessera ARCI
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MOSTRA: PER CHI SUONA LA CAMPANA? DI SAMUELE CANZIMOSTRA DI SAMUELE CANZI
30 Settembre – 20:00 – 1 Ottobre – 1:00
MOSTRA: PER CHI SUONA LA CAMPANA? DI SAMUELE CANZI
📅 Venerdì 26 settembre, dalle 20:00
📍Tambourine – Seregno, via Tenca 16
✨Ingresso gratuito + Tessera ARCI
La societĂ digitale non libera: disciplina.
Non estende la coscienza, ma produce valore trasformando ogni individuo in forza-lavoro cognitiva, ridotta a profilo e connessione.
La vita non è vissuta, è messa a rendita come presenza permanente nella rete.
L’ipersocializzazione è destino: l’uomo deve produrre segni senza sosta – post, immagini, dati – non per sé, ma per nutrire il meccanismo che lo sfrutta. Chi non partecipa è espulso: l’invisibilità è morte sociale.
L’arte si dissolve nel flusso, sostituita dal voyeurismo mediatico.
L’artista non è più creatore ma forza-lavoro estetica, venditore del proprio tempo.
La colonizzazione inizia dall’anima: pensieri, emozioni, desideri diventano capitale.
Ogni gesto, persino di resistenza, è catturato come dato.
Prima vittima è l’infanzia: il gioco si trasforma in produzione, ogni segno in contenuto monetizzabile.
Eppure, sotto le bombe, un bambino disegna ancora: non condivide, resiste. Quel segno fragile non produce valore: afferma libertĂ .
L’arte autentica non vuole circolare né piacere: resta viva come rifiuto, imperfetta e improduttiva. Non ha bisogno di eroi ma di rovine, non di icone ma di ferite.
Perché un bambino che disegna tra le macerie genera senso, non profitto: ed è intollerabile al sistema.
L’arte che vogliamo non sarà algoritmo né evento, ma opposizione: segno irriducibile, testimonianza di una vita sottratta all’accumulazione.
Nel cuore della rete, non resta la connessione ma la solitudine. In questa solitudine salva il gesto minimo che resiste.
L’arte sopravvive: ed è proprio nel sopravvivere che diventa rivoluzione.
E la campana suona: non per noi, ma di noi.
Ogni rintocco è la prova che siamo già nella fine.
Solo chi ascolta quel suono come condanna e compito può dirsi vivo.
